Il parere di Ruggiero Mennea dopo le nomine in giunta da parte di Emiliano, riverberi su Barletta?

Con questa intervista non voglio “palesare” (restando in tema) le mie “simpatie” politiche come qualcuno magari potrebbe pensare, Ruggiero Mennea ritengo sia un ottimo interlocutore regionale, così come ritengo apprezzabile il lavoro di altrettanti esponenti politici miei concittadini e non solo. Mi considero una persona “apolitica” ma che quasi paradossalmente ama la politica e cerca di seguirla con interesse ma soprattutto con passione, oso usare anche questo termine.

Filippo Caracciolo (capogruppo regionale del Pd e consigliere regionale barlettano) si è espresso a favore delle scelte di Emiliano, cosi come l’onorevole Francesco Boccia, molto meno il consigliere regionale (Pd) Fabiano Amati il quale piuttosto, dopo la nomina di Palese, ha sostenuto: “Noi del PD dobbiamo avere il coraggio di dire no, anche attraverso l’appoggio esterno e il ritiro degli assessori, abbandonando il mugugno solo sussurrato perché la politica vale per ciò che costa e non per quanto rende.”

Al riguardo mi sembrava opportuno “ascoltare” nel merito anche il parere del consigliere regionale nonché ex consigliere comunale barlettano in quota Pd, Ruggiero Mennea al quale ho sottoposto le seguenti domande.

Cosa ne pensa delle scelte di Emiliano in merito ai due nuovi assessori Rocco Palese e Gianfranco Lopane?

«Palese, a detta del presidente Emiliano, è stato scelto perché nella maggioranza non c’era nessuno con il suo profilo. Una falsità, sia dal punto di vista tecnico che politico. È una scelta politicamente sbagliata che offende la dignità dei consiglieri di maggioranza specie del Pd. Palese è un raro esempio di mutazione genetica politica: dopo essere stato il braccio destro di Raffaele Fitto per alcuni decenni, dopo essere stato il candidato presidente della regione contro Nichi Vendola, dopo essere stato candidato, non eletto, alla camera dei deputati nel 2018 con il centrodestra, attualmente è di fatto il terzo assessore della lista “Con” perché in occasione delle ultime elezioni regionali ha sostenuto candidati ed eletti della medesima lista. L’apoteosi, inoltre, si è raggiunta con l’assegnazione della delega alla cultura alla consigliera Di Bari (M5S) che, insieme all’assessore al welfare Barone (anche lei afferente al M5S) ha fatto campagna elettorale contro il centrosinistra e contro Emiliano. Una delega che scorpora un assessorato fondamentale gestito in maniera egregia da Massimo Bray e che nasconde una nomina assessorile di fatto del resto non giustificata dalla normativa vigente e dallo statuto regionale.»

Teme o auspica che il “modus operandi “di Emiliano possa avere riflessi su Barletta in vista delle prossime amministrative?

«Sicuramente non lo auspico. Emiliano è sempre intervenuto sulle vicende locali, sostituendosi nel bene e nel male al segretario regionale (Marco Lacarra), come in occasione della recente caduta dell’amministrazione Cannito ma senza esito positivo.»

Dopo la mozione di sfiducia (nell’ottobre scorso) all’ex sindaco Cannito come immagina la prossima assise consigliare? Chi vorrebbe non ci fosse nel panorama politico barlettano?

«La immagino rinnovata, a parte poche eccezioni, visto il fallimento a cui l’hanno condotta i consiglieri di maggioranza nella scorsa consiliatura. Auspico consiglieri competenti che non vivano di politica e che abbiano principi etici non negoziabili. Non vorrei chi non ha i requisiti appena descritti.»

Avete nomi sui prossimi candidati sindaco del PD o comunque del centrosinistra? C’è un’unione di intenti nel merito?

«I nomi dei candidati sindaci devono essere sempre la tappa finale di un percorso politico. Chi parte dai nomi ha solo un progetto di gestione del potere. Finora non ho ancora sentito parlare né di programmi né di progetti per la città; sono convinto che in questo momento non ci sia spazio per mezze figure o candidati fantocci, devono esporsi in prima persona le donne e gli uomini più rappresentativi del Pd.»

Il Pd cittadino ha fatto sapere di essere aperto a nuove alleanze, scelta non del tutto condivisa dagli ex consiglieri comunali (Pd) Rosanna Maffione e Antonio Divincenzo, Lei invece come vede una possibile apertura al civismo?

«Se si tratta di civismo vero, espressione della parte sana e qualificata della città, ben venga. Se invece dovesse trattarsi di trasformismo finalizzato alla conquista di potere va respinto con forza. Mi fa piacere che anche altri consiglieri uscenti del mio partito oggi abbiano cambiato idea rispetto a poco tempo fa. E comunque se dovessero infiltrarsi i transfughi trasformisti che hanno determinato la sconfitta del centrosinistra nelle scorse elezioni, mi opporrò fortemente

 

Dora Dibenedetto per “L’Edicola del Sud” del 10 febbraio 2022

intervista menna edicola del sud

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