Non si arresta la querelle tra il sindaco Cosimo Cannito e la consigliera “forzista” Raffaella Piccolo dopo che quest’ultima è stata difesa a “spada tratta” dal suo gruppo consigliare (formato da Giovanni Ceto e da Antonio Comitangelo) in merito a presunte offese sessiste che il primo cittadino avrebbe rivolto alla stessa consigliera quando quest’ultima avrebbe chiesto un parere al sindaco, recandosi nella sua stanza, a margine di un incontro della commissione Affari Sociali (di cui Piccolo è presidente) che si stava svolgendo, lunedì’ mattina, al piano di sopra.
«Credevamo che il sindaco avesse almeno il pudore di tacere, invece prendiamo atto che non è accaduto. La sua aggressione verbale è consistita nello sbraitare in modo indecoroso e facendo squallidi riferimenti ai suoi organi genitali in maniera inappropriata per un uomo delle istituzioni». È stata la controreplica del gruppo consigliare di FI dopo che il sindaco ha rispedito al mittente ogni accusa.
«Chi è il mandante?», si chiede Cannito, lasciando intendere che il responsabile è ascrivibile allo scontro politico con Forza Italia che si trascina ormai da mesi.
«La meschinità di chi, per motivi politici, strumentalizza una valida consigliera comunale, studiando la via del clamore del “sessismo” per infangarmi, mi delude profondamente – aggiunge il sindaco. È chiaro il vile tentativo di screditarmi. Invito la consigliera a un incontro chiarificatore atteso che nessuna volgarità e nessuna frase sessista è stata rivolta, direttamente, alla sua persona. Mi riservo, inoltre, di sporgere querela contro chi non era presente e strumentalizza questa opera diffamatoria nei confronti della mia persona».
Immediata la reazione della consigliera (in quota Pd) Santa Scommegna, che mostrando solidarietà verso la sua collega Piccolo ha postato quanto segue: «Attacchi sessisti gli ho ricevuti solo in campagna elettorale e non nella mia esperienza lavorativa. In politica spesso non è tollerata la presenza femminile se non quando questa è servile o silenziosa. Gli stessi attacchi sono un modo esplicito di dire: statti a casa tanto tu non conti nulla».
Sulla stessa scia è intervenuta anche la capogruppo (Pd) in consiglio comunale, Rosa Cascella, che sempre sui social ha scritto: «Cannito non è nuovo a questi comportamenti ai limiti della misoginia. Mentre il Sindaco riversava la sua furia sulla consigliera nessuno dei presenti ha avuto il coraggio di interromperlo per prendere le difese di una ragazza vittima della rabbia del primo cittadino. Evidentemente la paura di perdere le poltrone ha prevalso sul buon senso e la civiltà».
Non mollano il sindaco i consiglieri di maggioranza i quali esprimo solidarietà nei suoi confronti. «La bufera mediatica messa in campo contro l’uomo e il sindaco danneggia fortemente l’immagine della città. È evidente la strumentalizzazione di parte di Forza Italia. Il prossimo passo del solito regista sarà disertare con i suoi, per l’ennesima volta, il Consiglio Comunale di lunedì?» è il loro commento.
Puntuale arriva la nota della diretta interessata (Piccolo) che tuona: «Adesso basta! Mi aspettavo delle scuse, è arrivata la gogna mediatica. Come quella che subiscono tante donne vittime di violenza, anche psicologica. Pensavo di ricevere pubblicamente solidarietà almeno da chi ha assistito alla scena, invece tutti allineati e coperti. Tanto che provano a descrivermi come un burattino che deve subire in silenzio la forza di chi gli è di fronte. I comunicati inviati alla stampa dal Sindaco e dalla sua maggioranza (che ovviamente nessuno ha avuto il coraggio di firmare) sono stati una seconda violenza, una seconda umiliazione che non meritavo, perché io non sono uno strumento nelle mani di nessuno e non ho inventato nulla. A costoro, che nemmeno si firmano, dico una sola parola: Vergogna! Questa vicenda non può essere derubricata come una questione politica, perché, contrariamente a quanto si tenta di far credere, io non sono strumento nelle mani di qualsivoglia mandante o regista. Adesso – chiosa – l’unico mio obiettivo è tutelare la mia immagine pubblica e difendere il mio equilibrio interiore, da ogni tentativo di mistificazione o, peggio ancora, di falsificazione della realtà. Concludo, dicendo che su quanto accaduto si pronunceranno le competenti sedi e non consentirò che lo faccia il “tribunale dei social”, purtroppo sapientemente veicolato da chi, con potenti strumenti, vorrebbe fingersi vittima».
Dora Dibenedetto