“Si” o “No” al Referendum Costituzionale? A confronto gli on. Massa e Fucci

Un confronto alla pari per spiegare in sommi capi ma punto per punto alla cittadinanza, le ragioni per  le quali bisogna votare “Si” e quelle per le quali bisogna votare “No” alla complicata e alquanto tecnica riforma costituzionale varata dalla legge Renzi-Boschi, nonchè oggetto del prossimo referendum costituzionale, che si terrà nel giorno di Santa Barbara. Cosi, ieri sera a Barletta  all’interno della Sala Consiliare presso il Teatro Curci, si sono confrontati due deputati  in carica alla Camera del Parlamento: l’onorevole Federico Massa del Partito Democratico per sostenere le ragioni del Si e l’onorevole Benedetto Fucci (afferente al partito  “Conservatori e Riformisti” nato nel 2015 il cui leader è l’ex governatore regionale di centrodestra  Raffele Fitto) per avvalorare invece le ragioni del No.

“La Costituzione italiana appartiene ai suoi cittadini. E’ per questo che il 4 Dicembre, da cittadini consapevoli e corresponsabili della costruzione delle regole del nostro vivere insieme, saremo tutti chiamati ad esprimerci sulla Riforma Costituzionale votata dal nostro Parlamento.

Per approfondire i contenuti della Riforma in maniera equilibrata e non partigiana e soprattutto per consentire a tutti gli indecisi o a tutti i cittadini che ancora non hanno avuto modo di informarsi e di costruirsi un’opinione, il Comitato “Basta un sì per cambiare”  coordinato dalla consigliera comunale PD, Giuliana Damato con la collaborazione dell’ex segretario cittadino del PD Stefano Chiarello (predecessore dell’attuale segretario -secondo fonti attendibili-  Franco Ferrara) promuove un ciclo di dibattiti e confronti tra le ragioni del SI’ e quelle del NO.” – si legge nel comunicato stampa che annunciava l’evento.referndum-1510

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Un botta e risposta fra i due disputanti, durante  il quale Fucci ha precisato che: “Il Senato deve comunque esercitare il suo diritto/dovere di legiferare, ma se la riforma dovesse passare solo la Camera potrà dare la fiducia al Governo; mentre per quanto concerne l’Europa e le politiche europee non possono di certo prescindere da quanto deciso dal Senato. Per quel che concerne la legge elettorale ossia il l’Italicum: “Conferisce una maggioranza assoluta con la quale 340 deputati potranno concedere fiducia al Premier creando in questo modo un premierato assoluto. Una Costituzione non può calmierare l’esercizio del potere, i nostri padri costituenti non potevano permettere questo. Ciò che è importante sottolineare è che non si può porre in essere una riforma costituzionale senza prima modificare la legge elettorale. Ritornando al Senato, mi chiedo – prosegue l’onorevole andriese – come possono i sindaci e i consiglieri regionali qualora dovessero essere eletti senatori preoccuparsi di questioni nazionali quando sono già oberati dalle proprie  incombenze territoriali? Cosi non si farà altro che dequalificare il ruolo del Senato, ed è per questo che ritengo sia importante lasciare la possibilità al popolo di decidere chi dovrà rappresentarlo in Senato. Per quel che riguarda il Titolo V della Costituzione che disciplina il rapporto tra Stato e Regioni,  ritengo che la riforma varata dal governo Renzi voglia solo scimmiottare un federalismo regionale, quando invece sarebbe importante fare in modo che lo Stato si occupi di questioni importanti come ad esempio la politica energetica e il Sistema Sanitario, pertanto più che il Titolo V ritengo sia opportuno modificare l’art 5 della  Costituzione che regola e conferisce le autonomie locali. Per quanto  riguarda i costi, si millanta che con la riduzione del numero dei senatori l’Italia potrebbe risparmiare circa 540 milioni di euro, ma in realtà il risparmio sarà pari a circa 44 milioni di euro, perché pur riducendo il numero dei senatori da 315 a 100 e anche se non percepiranno la diaria, resta in ogni caso da sostenere  tutta la struttura organizzativa del Senato.  Si modifica la Costituzione per puri scopi politici! – ha chiosato il deputato CoR-  ma non facciamo della Costituzione una mera questione economica, lo slogan è quello della riduzione dei costi con l’abolizione del Cnel (Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro) e dei senatori, ma bisogna precisare che ciò che entra dalla porta esce poi dalla finestra.”

 Sintetizzando le ragioni del Si, l’onorevole PD, l’avvocato leccese Federico Massa, ha precisato: “ Con la nostra Riforma non modifichiamo i principi fondamentali della nostra Costituzione, ossia la prima parte di quest’ultima ma  interveniamo piuttosto sulla razionalizzazione  delle strutture del governo in una società moderna dove c’è un Parlamento composto da due camere che esercitano in sostanza le stesse funzioni, con le Regioni che fanno in parte ciò che dovrebbe fare lo Stato e con una serie di organi che non si capisce bene che cosa fanno, (come il Cnel o come le province). Il Senato, ad esempio è giusto che sia composto da sindaci e consiglieri regionali affinché tale istituzione si occupi anche dei problemi legati al territorio, tuttavia i consiglieri regionali cosi come i sindaci  sono a loro volta espressione della volontà popolare. Stiamo cercando di  intervenire   sulla “macchina” – ha proseguito Massa –  e non sull’importanza dei valori della Costituzione; del resto non è neanche vero che stiamo modificando la Costituzione del 1948 perché la riforma del Titolo V risale al 2001 con la commissione  bicamerale per le riforme istituzionali presieduta  a suo tempo da Massimo D’Alema, ed è stata una brutta riforma, il centrosinistra ha sbagliato e quindi è giusto che ora si corregga, precisando ciò che deve fare lo Stato e ciò che devono fare le Regioni, piuttosto che restare in  una situazione nella quale non si capisce bene chi fa che cosa, comportando in questo modo una mancanza di adeguate responsabilità; pertanto suppongo che tutto sommato la nostra riforma rappresenti un compromesso abbastanza positivo. I

Prossimo appuntamento in programma, sempre organizzato dalla sezione locale del comitato barlettano “Basta un Si per cambiare” il prossimo 10 Novembre: a confrontarsi saranno l’ex presidente della Camera  (dal 1996 al 2001) Luciano Violante per il SI  e il professore nonché ex assessore alla legalità, trasparenza e partecipazione  della Giunta Cascella, Ugo Villani per il NO.

Dora Dibenedetto

 

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