“Prometto di esserti fedele sempre” è quanto si pronuncia sull’altare nel momento in cui i “promessi” sposi si accingono ad unirsi per sempre (?) in matrimonio.
Ma pare che, con un nuovo disegno di legge presentato nel febbraio scorso in Senato dalla senatrice del PD Laura Cantini e ora al vaglio della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, l’obbligo di fedeltà del matrimonio proprio del rito cattolico, potrebbe essere destituito dallo Stato.
Il testo di legge posto in essere dalla parlamentare consta, in realtà, di un solo articolo in grado di rivoluzionare l’intero istituto del matrimonio. Più dettagliatamente, tale articolo mira a modificare l’art. 143, comma secondo, del codice civile in materia di soppressione dell’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi.
Insomma, secondo la senatrice democratica, l’obbligo di fedeltà costituirebbe una “visione ormai superata della coppia”, un “retaggio del passato” che si intende eliminare.
Nel rapporto che segue il testo di legge sono contenuti alcuni richiami a pronunce della Suprema corte di Cassazione, che recentemente avrebbe puntualizzato: “Il giudice non può fondare la pronuncia di addebito della separazione sulla mera inosservanza del dovere di fedeltà coniugale”.
Inoltre, secondo i democratici, con la riforma del 2012-2013, con cui è venuta meno, quasi in toto, la distinzione tra figli naturali e legittimi, l’obbligo di fedeltà non avrebbe più alcuna ragione d’essere ed anzi costituirebbe un aggravamento della posizione della sola donna.
In sostanza la Cantini ritiene che non essendo più rilevante stabilire se un figlio è legittimo o naturale, la fedeltà coniugale, che era il principio fondamentale onde poter garantire la legittimazione dei figli nati durante il vincolo del matrimonio, oggi, dunque, non avrebbe più alcuna ragione di esistere.
Per i più fermi sostenitori della famiglia, la proposta di legge della senatrice Cantini, ( sottoscritta anche dai colleghi Bencini (Idv) Cirinnà, Borioli, Capacchione, Cardinali, Esposito Fabbri, Lo Giudice, Maran, Maturani, Morgoni, Pezzopane Puglisi e Rossi (Dem) è avvertita come una mera minaccia all’istituzione “Famiglia” nella sua essenza più tradizionale, nonostante il numero delle cosiddette famiglie allargate, delle separazioni e dei divorzi sia aumentato negli ultimi anni, facendo pertanto venir meno il concetto stesso di famiglia tradizionale.
Seppur in controtendenza rispetto a qualche anno prima, dal 2008 ad oggi i dati Istat hanno rivelato un aumento dei matrimoni in Italia (più civili e meno religiosi), ma allo stesso tempo è cresciuto anche il numero dei divorzi, grazie (o per colpa) allo snellimento delle procedure previste dai c.d. divorzi brevi ( legge n.55 del 6 maggio 2015).
Pertanto c’è da chiedersi cosa resterà dello statuto giuridico della famiglia “legittima”, che l’ art. 29 della Costituzione, definisce “società naturale” – fondata sul matrimonio”, qualora la proposta di legge in questione sia approvata in Parlamento?
Di certo una “sferzata di modernità”, cosi come la Cantini lascia intendere, la si deve alla legge Cirinnà; difatti la medesima norma n. 76 del 2016 che ha introdotto nel nostro ordinamento le c.d. “unioni civili”, formalizzando le unioni tra persona dello stesso sesso, è quasi integralmente sovrapponibile all’istituto del matrimonio, con tuttavia una serie di significative differenze.
Una di queste è proprio l’obbligo di fedeltà, prerogativa del matrimonio tradizionale e assente nelle unioni civili. Da più voci , quando venne approvato il testo definitivo della legge Cirinnà, furono sollevate non poche polemiche sulla mancata previsione dell’obbligo di fedeltà per le coppie omosessuali.
“Un modello molto più avanzato che dovrà essere recepito dal codice civile” – ha commentato sulla stampa nazionale Cantini. Quindi “corna autorizzate” per le coppie omo ma non per quelle etero? C’è chi ha addirittura ipotizzato che tale trattamento “di favore” determinasse un’ingiustificata discriminazione verso gli eterosessuali. Staremo a vedere cosà accadrà.
Dora D. per www.odysseo.it/matrimonio/