Attivo e dinamico per tutto quel che concerne lo sviluppo e la crescita della Media e Piccola Impresa nostrana, il sindacalista andriese nonché presidente della sezione locale dell’associazione “Unimpresa Bat” Savino Montaruli, ha pertanto deciso di rispondere ad alcune brevi domande su temi “caldi” come: Zone Franche Urbane, Piano del Commercio di Barletta e sull’ipotesi di potersi candidare in futuro come sindaco della città di Andria.
- Signor. Montaruli, recente è una sua dichiarazione con la quale recrimina il fatto che per la Puglia “Le zone franche urbane (aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese) ritornano con le “briciole”, ossia per la nostra Regione il comma 343 della Legge di Stabilità, ha previsto “solo” 1,3 milioni di euro, perché una cifra ritenuta così esigua?
La cattiva gestione dell’intera Operazione Zona Franca Urbana, di fronte al mancato utilizzo dei fondi e alla fretta di doverli utilizzare per non perderli, viene da lontano e le critiche pervenute da più parti quindi da associazioni di categoria come la nostra, da ordini professionali e da tecnici esperti hanno sempre riguardato l’incapacità del territorio, delle sue istituzioni in primis, di attivare processi di programmazione dello sviluppo economico, urbanistico, sociale e culturale della rete di città che lo costituiscono con il risultato che le sacche di disoccupazione presenti in percentuali molto alte nelle aree urbane delle città, individuate ed ammesse alle agevolazioni delle Z.F.U., avrebbero dovuto trovare nel corretto utilizzo di quei fondi risposte che non sono mai arrivate perché l’eccessiva frammentazione delle iniziative e soprattutto l’inadeguatezza delle aree dal punto di vista strutturale hanno vanificato l’obiettivo primario portando ad una disseminazione a pioggia di alcune migliaia di euro per ciascun beneficiario trasformando anche questa Misura in uno strumento più che clientelare. Anche di fronte a questa incapacità i fondi residui che sono stati destinati per i prossimi bandi in Puglia sono risultati essere ridicoli.
- Crede che ciò sia dovuto esclusivamente al fatto che il Ministero dello Sviluppo Economico sembra abbia voluto “punire” le Amministrazioni comunali incapaci, come quelle di Andria e Barletta ad esempio, che hanno sprecato, nella scorsa programmazione delle Z.F.U., questa opportunità, “agendo in solitudine e restando sorde a sollecitazioni e progettualità che pure alcuni, guarda caso, hanno prodotto a iosa” – come Lei stesso ha dichiarato?
Non è strettamente correlata la cosa, ma in fondo se il territorio si fosse presentato con dati occupazionali “esemplari” i “nostri” politici di quartiere, forse, avrebbero potuto alzare un po’ la voce, se ne è loro rimasta.
- Suppone che con il neo assessore alle Attivita’ produttive del Comune di Barletta Giuseppe Gammarota, si possa finalmente (ri)mettere immediatamente mano al Piano del Commercio? “Quello nato già vecchio che non sappiamo quali benefici e “premi” abbia portato e a chi, adeguandolo alle disposizioni di cui alle vigenti norme regionali e comunitarie” – cosi come si legge nella sua nota stampa –
Il neo assessore allo Sviluppo Economico del comune di Barletta, Giuseppe Gammarota ha mostrato sicuramente tanta buona volontà nel coinvolgere tutte le associazioni chiedendo espressamente di farsi partecipi dei processi di programmazione di cui la città di Barletta necessita con urgenza e che mai ha realizzato sinora.
Piano del Commercio, Sviluppo del Piano Costiero e Turistico Portuale, periferie e Rete di Imprese sono alcuni dei treni già persi nel passato e nel recente passato ma senza quella programmazione non si va da nessuna parte.
La città di Barletta ha un apparato burocratico a mio avviso molto vincolato dalla politica e questo non è un bene anzi è esattamente il contrario di quanto previsto anche dalle vigenti norme in materia di separazione delle competenze.
La buona volontà non basta così come non basta il sostegno di persone “vicine” per poter vantare risultati oltremodo esaltati se non talvolta inesistenti. Barletta è come Andria, come Trani, come Bisceglie e come tutte le altre città che ragionano in termini di consenso e non di efficienza e di interesse realmente generale e collettivo. Troppi condizionamenti e troppi equilibri da rispettare alla fine portano a non produrre nulla o a produrre cose pasticciate, proprio come il Piano del Commercio su Aree Pubbliche di cui Barletta si è dotata dopo oltre tredici anni di immobilismo. Servirà da lezione, forse.
- Qualche giorno fa è stato eletto membro delle tre consulte (tre su quattro, per le quali sono stati eletti i rispettivi membri ) del Comune di Andria , alle quali si era candidato, ossia Lei è stato eletto componente della :
sez.1 Consulta dell’Albo “delle famiglie, della gioventù, della terza età e dei disabili, delle categorie protette, delle problematiche socio-sanitarie e delle pari opportunità”:
sez. 3 Consulta “Delle attività produttive, professioni, arti e mestieri e dei consumatori e itenti”:
sez.4 Consulta “Della tutela ambientale, urbanistica e delle case”
Oltre a giudicare positivamente tale risultato, che del resto è stato definito “caso unico e storico” pensa che questo possa essere l’inizio di un suo concreto impegno anche in Politica? Ad esempio potrebbe candidarsi in futuro, come sindaco di Andria?
La mia elezione in ben tre Consulte, con il voto dei rappresentanti dia altre associazioni regolarmente iscritte all’Albo comunale quindi senza alcuna influenza o contaminazione “politica” ma solo in rappresentanza di quelle centinaia di associazioni attive ed operative sul territorio è un bel risultato e lo è soprattutto se guardiamo alla differenza di metodo rispetto a quello usato in politica dove spesso i vantaggi vanno a chi viene semplicemente nominato, purché faccia parte del “sistema”.
Il mio impegno in politica? Ogni giorno sono politicamente impegnato, come tutti quando operiamo le nostre scelte. Ho scelto di stare dalla parte delle persone scomode e fastidiose. Un vero rompiballe che disturba i manovratori.
Io sono un sindacalista di strada. Sono nato in un furgone da madre ambulante e sono convinto che il Polisindacato sia stato il peggior danno causato alle Categorie di Imprese, di fatto non più rappresentate.
I Sindacalisti in politica non hanno mai avuto fortuna ed io preferisco restare “Il Sindacalista”, anche perché fare il politico, fare il Sindaco significa mediare in ogni momento della tua vita e questo è a volte umiliante. Poi devi prendere i voti, i voti di tutti anche di quelli che vorresti e dovresti “combattere”. Io a “pescare voti” in certi “ambienti” non ne sono capace.
Lo facciano pure gli altri, sperando che però lo facciano meglio, molto meglio di come lo fanno oggi e soprattutto si facciano “riconoscere”.
Intervista a cura di Dora Dibenedetto