È stato dimostrato che le mascherine usa e getta (quelle chirurgiche per intenderci) possono essere lavate e riutilizzate sino a cinque volte.
Lo si evince da uno studio messo a punto da “Altroconsumo” mostrando come si può ridurre l’impatto ambientale dovuto all’uso quotidiano delle stesse mascherine che purtroppo producono tonnellate di rifiuti agli inceneritori.
In numeri:
33.817.720
Sono le mascherine utilizzate ogni settimana dagli studenti – dalla primaria alla maturità – considerando una mascherina al giorno per cinque giorni a settimana.
6.087
I chilometri coperti dalle mascherine usate in una settimana se messe una in fila all’altra: è la distanza in linea d’aria da Milano a New Delhi
135
Le tonnellate delle mascherine utilizzate in una settimana dagli studenti: equivale al peso di 27 elefanti africani adulti.
118
Tonnellate di CO2 prodotte dall’incenerimento delle mascherine usate in una settimana dagli studenti: l’equivalente di un’auto che fa 20 volte il giro dell’equatore.
In sintesi:
Dall’indagine condotta da “Altrocosumo” – testando 80 mascherine – di cinque marche diverse- usa e getta distribuite nelle scuole – è emerso che lavando le mascherine in lavatrice (non necessariamente a 60 °) con un detersivo normale, insieme al resto del bucato, con una temperatura di almeno 30° e facendole asciugare all’aria aperta – non è necessario stirarle, nel caso bisogna regolare il ferro da stiro al minimo – è stato possibile constatare che le stesse mascherine possono essere riutilizzate fino ad almeno cinque volte con conseguente risparmio di spese (pubbliche o delle famiglie) di rifiuti e di CO2.
Le mascherine sottoposte al test hanno mantenuto intatte le proprie capacità filtranti (ovvero la capacità di impedire il passaggio di goccioline del diametro medio di 3 micron) migliorando addirittura, in qualche caso, la traspirabilità (ossia la capacità di consentire una respirazione agevole).
Quali prospettive?
Tuttavia le indicazioni ufficiali sull’uso delle mascherine monouso, non in ambito sanitario, dovrebbero essere modificate: bisognerebbe consigliare di non gettarle dopo il primo uso, ma di lavarle e riutilizzarle. Indubbiamente, un’altra misura urgente per limitare i rifiuti è quella di realizzare uno standard che permetta di scegliere mascherine cosiddette di comunità (non mediche) in stoffa lavabili che garantiscano una valida capacità filtrante e una buona traspirabilità.
Mascherine di tessuto con buone o ottime prestazioni si possono trovare sul mercato, così come hanno dimostrato i test di Altroconsumo. Oggi, però, è impossibile identificarle, considerando che in Italia le mascherine destinate al pubblico (non mediche) non hanno alcun requisito minimo da rispettare né alcun modello per identificarle. In altri paesi (Francia, Belgio, Portogallo, Spagna, Svizzera) questi requisiti esistono. Quando in Italia?
“La soluzione migliore resta comunque il ricorso alle mascherine lavabili in stoffa. In Italia mancano ancora standard ufficiali: un aiuto all’acquisto dal nostro test. www.altroconsumo.it/mascherine”