Sì è tenuto ieri sera (giovedì 25 maggio 2017) a Barletta, nell’ambito della rassegna “Maggio dei libri” la presentazione del libro “Giornalismi e società. Informazione, politica, economia e cultura” (edito Mondadori) scritto dal noto giornalista del Tg1 di origini andriesi, Francesco Giorgino, nonché fratello dell’attuale sindaco della città sveva.
L’incontro, tenutosi a Palazzo Della Marra è stato moderato dal caporedattore del Tgr Puglia Attilio Romita e inizialmente introdotto dalla prof.ssa Maria Grazia Vitobello, presidente del “Centro studi Barletta in Rosa”, creando dunque un’occasione di confronto tra firme d’eccellenza del panorama giornalistico nazionale.
Un saggio, quello di Giorgino, che vuole essere “una dichiarazione d’amore verso il “giornalismo di qualità scritto con un approccio scientifico e accademico analizzando al contempo la funzione sociale del giornalismo di oggi. Un libro rivolto altresì senza dubbio agli studenti della facoltà di Scienze della comunicazione.
Dei “Giornalismi” declinati in base alle molteplici modalità di diffusione delle informazioni e al pubblico al quale ci si rivolge, un giornalismo che oggi molto spesso perde di qualità confondendosi con le fake news o con il citizen journalism (giornalismo fai da te) abusando quanto previsto dall’ art 21 della costituzione, che recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Un diritto di fondamentale importanza, ma che oggigiorno viene esercitato con superficialità e scarsa consapevolezza mediante la massiccia diffusione dei social media, creando quel circolo vizioso che lo stesso Giorgino ha definito: “informazione senza giornalismo e giornalismo senza informazione”“L’intento che il saggio si prefigge è quello di sottoporre al centro dell’attenzione l’esigenza della mediazione giornalistica; c’è qualcuno nel mondo ma anche in Italia che vuole prescindere dalla mediazione dei giornalisti ( facenti parte di organizzazioni professionali complesse quali che siano professionisti o pubblicisti). In questo libro sostengo che la mediazione simbolica e culturale del giornalista è indispensabile se non imprescindibile, perché il giornalismo, a differenza dell’informazione fai da te (riscontrabile nel citizen journalism) è l’unica agenzia in grado di garantire quell’orizzonte di senso che diventa fondamentale per interpretare una realtà sempre più complessa”. – ha dichiarato l’autore –
“Ciò che manca oggi è la mediazione del giornalista – ha ancora evidenziato Giorgino – una mancanza che si evince soprattutto nel citizen journalism . Interessante, sotto questo aspetto, è che da una ricerca messa a punto di recente dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) ne è emersa una classifica: al primo posto la maggior parte degli italiani si informa tramite la televisione generalista mentre al secondo posto un numero enorme di connazionali si informa da Facebook! soprattutto le fasce di popolazione più giovane.”
L’ informazione nasce da un desiderio antropologico di sapere cosa è accaduto nel contesto nel quale viviamo – ha proseguito Giorgino – che oggi viene smisuratamente saziato dalla “bulimia” di informazioni presenti in rete e sui social, creando non solo una scarsa qualità informativa, ma allo stesso tempo una sorta di “far west” mediatico che è necessario regolamentare.”
Tuttavia, il peso economico dei social è diventato enorme, cambiando il modo di intendere il giornalismo, che a poco a che vedere con il giornalismo di un tempo ovvero quello tradizionale, ma ciò nonostante non possiamo prescindere dal cambiamento indotto dai social network che crea un eccesso di informazioni qualitativamente scarse. Facebook, ad esempio, saccheggia tutto su noi tutti, il che va bene per ottime campagne di marketing, ma non di certo per l’informazione. Noi giornalisti – sottolinea l’autore del saggio – abbiamo dunque il dovere di monitorare questo famoso social network, soprattutto per aiutare i navigatori ad acquisire un informazione di qualità. Purtroppo ciò non avviene e tendiamo a trattarlo con sufficienza, sottovalutando il fatto che quanto prima Facebook ci seppellirà.”
Inoltre, una delle tesi sostenute nel libro è quella relativa al rapporto fra giornalismo e politica : più che sulla quantità occorre puntare sulla qualità, se si vuole implementare il livello di democrazia di un Paese. Ed è per questo che i giornalisti dovrebbero essere intesi come arbitri tra politica e giornalismo.
“Nel 1900 più informazione significava più democrazia, oggi invece le cose sono radicalmente cambiate – ha sostenuto ancora il giornalista del TG1 – Mentre nell’era in cui è nato il servizio pubblico la politica aveva un potere molto forte al suo interno, oggi invece è la cultura mediatica che condiziona la politica. Ad esempio: la politica attuale legifera in base a quanto carpisce dai social, così come del resto ha fatto Trump (al quale ho dedicato alcune pagine del mio libro) impostando, su quanto appreso dai social, molti elementi della sua campagna elettorale , divenendo così il nuovo presidente degli Stati Uniti.
I mezzi di comunicazione di oggi sono comunque modi per trasferire la conoscenza, pertanto bisogna creare tra essi un’alleanza strategica, se si vuole divulgare un informazione di qualità – ha concluso Giorgino.
Dora Dibenedetto