Prima ad Andria poi a Barletta, sono state istituite di recente (nella città della Disfida nello scorso mese di gennaio) due sedi distaccate del laboratorio locale “FareAmbiente”, un nuovo Movimento Ecologista Europeo, sparso in tutta Italia e guidato dal Presidente nazionale Prof. Vincenzo Pepe, coordinato a livello regionale dal dott. Marcello Amoroso e dal Vice coordinatore, nonché responsabile provinciale Bat dott. Benedetto Miscioscia.
Per saperne di più ne abbiamo parlato proprio con il dott. Miscioscia onde poter approfondire le finalità e gli obiettivi che il movimento si prefigge, specie per quel che concerne le problematiche ambientali attinenti il territorio della sesta provincia.
- Quali gli obiettivi di “Fareambiente” per i territori della Bat? In seguito alla recente apertura delle vostre sedi prima ad Andria e poi a Barletta?
FareAmbiente si pone come obiettivo quello di attivare un percorso consapevole mirato al cosiddetto ambientalismo del fare più delle parole, ovvero puntare a sensibilizzare e promuovere quella coscienza ambientalista non fondamentalista, bensì ragionevole e basata sempre su valutazioni scientifiche piuttosto che condizionate da suggestioni emotive del momento.
- Dal Governo centrale, sono stati stanziati, nell’estate scorsa, 25 milioni di euro ( con il via libera alla programmazione europea 2014-2020 dei Fondi Sviluppo e Coesione destinati all’Ambiente) a disposizione della Regione per i lavori di messa in sicurezza e chiusura delle discariche di Canosa, Andria (località Doria e Acquaviva), Bisceglie e Trani.Mentre, per la discarica di San Procopio a Barletta, siete a conoscenza di come procedono i lavori di messa in sicurezza dell’area?
Partiamo da un constatazione: purtroppo la piaga delle discariche nel nostro Paese ha lasciato i suoi strascichi, perché non si è mai puntato a sviluppare quella coscienza civica a far comprendere che i rifiuti non rappresentano un problema, ma una risorsa che non è stata mai sufficientemente considerata. La quantità di rifiuti in questi decenni a partire dall’epoca dello sviluppo economico è cresciuta in dismisura. Il problema si è risolto inizialmente riempiendo tutti i fossi possibili senza curarsi delle ripercussioni originate in particolare dal percolato e dal biogas, conseguenza del processo di decomposizione della sostanza organica meglio conosciuta come “umido”. Oggi la situazione nella nostra Provincia è ben nota, manca una piattaforma di conferimento per la biostabilizzazione dei rifiuti indifferenziati e una per il trattamento ed il recupero dell’umido. Quanto alla discarica di San Procopio sappiamo che ci sono proteste sulla sua utilizzazione, ma tanti non si pongono due domande: quanti sono i cittadini cosiddetti “responsabili” che si mobilitano per effettuare correttamente la raccolta differenziata, visto che sono stati stanziati finanziamenti per il miglioramento ambientale? E quanto facciamo per informare e divulgare la cultura della raccolta differenziata concretamente, al di là delle parole e della solita retorica?
- E per la famigerata questione della probabile realizzazione di una discarica nel sito archeologico di Grottelline a Spinazzola, qual’è la posizione di “Fareambiente” in merito?
Quanto all’ipotesi progettuale della discarica di “Grottelline” in agro di Spinazzola è chiaro che FareAmbiente non tollera che un sito di particolare interesse storico-culturale ed archeologico oltre che naturalistico divenga un sito ricettacolo dove accumulare rifiuti. La gente deve comprendere che l’unica possibilità per evitare che si creino nuove discariche, soprattutto quelle in cui viene sversato anche la frazione dell’umido, è ridurre la propria produzione di rifiuti differenziandola al massimo.
- Per i fenomeni riguardanti il dissesto idrogeologico inerente il territorio della sesta provincia, avete già intrapreso un dialogo con l’assessore regionale all’ambiente Santorsola?
Riguardo i fenomeni sul dissesto idrogeologico, anche a livello regionale FareAmbiente ha fatto i suoi passi incontrando l’assessore Santorsola e soprattutto, portando avanti la battaglia sul No Triv per contrastare il rilascio delle concessioni per le ricerche di giacimenti in mare. Sul dissesto idrogeologico possiamo dire che gli investimenti finanziari non sono mai sufficienti per garantire i necessari interventi di mitigazione del rischio medesimo e di difesa del suolo, soprattutto delle coste che vanno recuperate e salvaguardate. Ma mi preme evidenziare come ritengo importante sviluppare strategie concrete ed investimenti adeguati per migliorare al massimo il piano di depurazione delle nostre acque reflue domestiche. Non è accettabile che altri Paesi non solo europei, riescano a riutilizzare per fini civili ed industriali le acque di depurazione dei loro impianti, mentre da noi i nostri impianti o funzionano male oppure affatto, determinando uno depauperamento ingiustificato delle acque di falda sotterranea con gravi implicazioni idrogeologiche. Su questo si dovrebbe concentrare l’attenzione della politica.
- Più nello specifico, quali le vostre considerazioni in merito all’Accordo di Programma per la riqualificazione e rigenerazione costiera dei territori della Provincia di Barletta-Andria-Trani, (siglato lo scorso 28 luglio 2016 a Roma, tra il Ministero dell’Ambiente della Tutela del territorio e del Mare, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Regione Puglia) con il quale sono stati stanziati 15 milioni di euro spalmati in tre anni: 2016, 2017, 2018, ossia cinque milioni per ogni anno ?
In merito all’Accordo di Programma per la riqualificazione e rigenerazione costiera della nostra Provincia, posso dire che è certamente un fatto positivo, grazie anche alla sinergia generata tra Comuni, Provincia e Regione, importante per raggiungere obiettivi di interesse comuni, anche se, tenuto conto dello stato generale, l’attuale stanziamento non ritengo sia sufficiente per soddisfare le necessità legate al recupero di tutto il tratto costiero, aldilà di quelli specificatamente programmati. Gli sforzi devono mirare anche a migliorare la qualità dell’acqua che bagna le nostre coste, anche in considerazione del fatto che, nel frattempo, è stato istituito il Parco Regionale dell’Ofanto e sembra che nella nuova programmazione europea sia stato compreso anche il tratto di costa interessato dalla foce dell’Ofanto per il quale è necessario mettere in campo investimenti atti alla riqualificazione ed al recupero ambientale.
Dora Dibenedetto per www.odysseo.it/fareambiente/