Ai “Dialoghi di Trani”: “Giornalismo e l’informazione culturale nell’era della rete”

“Leggere, cosa e come. Il giornalismo e l’informazione culturale nell’era della rete” è stato il titolo dell’ incontro tenutosi nel suggestivo scenario del castello di Trani, lo scorso 23 settembre 2016, nell’ambito della quindicesima edizione dei “Dialoghi di Trani” incentrarti quest’anno sul tema del “ Condividere”.

A tener banco alla discussione, tre giornalisti di ampio spessore culturale: Giorgio Zanchini, Piero Dorfles e Bruno Ventavoli.
E’ possibile oggi, nell’era della dispersione e del dominio della rete, il trionfo dei social media, della connessione costante, dell’accesso diretto e immediato alle informazioni, salvare il modo in cui ci siamo trasmessi il sapere per secoli, e cioè in modo organizzato per autorità, mediazione, selezione, certificazione della qualità? E ha senso farlo? E’ inevitabile, è giusto, o è una sottrazione di apertura e di sovranità?” Si legge nella presentazione che annunciava l’evento.Di

Nel corso dell’incontro il giornalista di “Per un pugno di libri “ di Rai Tre, Piero Dorfles” ha sostenuto che: “Seppur nell’era di internet esista una “democratizzazione del sapere”, ognuno può accedere alla rete e diffondere informazioni anche di scarsa qualità, perché quantità non è sinonimo di qualità, non produce conoscenza e capacità analitica, ed è per questo che oggigiorno viene sempre meno la figura del “mediatore culturale”. Siamo di fronte ad un anarchismo digitale che ha indotto un “ubriacatura generale dinanzi alla bellezza della rete” annientando allo stesso tempo la gerarchia del sapere.”

“L’assassino dei giornali cartacei è ormai il web – ha poi sostenuto il direttore del supplemento “Tutto libri” della “Stampa, Bruno Ventavoli – anche se bisogna precisare che i supplementi di informazione culturale come quello che io stesso dirigo riescono ancora a trovare un mercato. Siamo un popolo di naviganti ma non di lettori; con il self publishing chiunque può scrivere una storia e condividerla stravolgendo in questo modo l’industria libraria ed eliminando la figura del librario. Sempre più scarsa è l’ ideologia estetica ossia il saper fare critica, ma fortunatamente l’informazione analitica sui libri è ancora molto diffusa nonostante la distorsione informativa che può indurre su di essi la rete.”

“La vecchia generazione non riesce ancora a capire la rivoluzione digitale in atto, poiché guardiamo questo fenomeno con uno sguardo retroverso- ha poi aggiunto Giorgio Zanchini giornalista, saggista e conduttore radiofonico di RadioRai -. Di certo, la radio ha subito meno l’impatto della rivoluzione digitale rispetto a quanto è accaduto per la carta stampata e l’editoria in genere: sono diminuite di tre milioni le copie di giornali cartacei venduti al giorno in Italia e in tutto l’occidente. Anche se Umberto Eco sosteneva che il libro non sarà mai superato, rappresenta un oggetto con il quale si vorrà sempre mantenere un contatto “fisico”, ragion per cui deludente è stata la resa dei libri elettronici. Gli editori, tuttavia, hanno perso circa il 10 per cento dalla vendita dei libri seppur e soprattutto per ragioni economiche dovute alla crisi in atto. Oggi, purtroppo,si sceglie un libro in base a quanto se ne parli di esso in rete e non perché un buon critico letterario ne abbia fatto una valida recensione.”
Un altro dato importante è la quantità di tempo che i lettori dedicano alla lettura in rete: non più di cinque minuti – ha precisato ancora Dorfles- pertanto come già sostenevo prima, non c’ è più un intelligenza critica. Gli italiani che leggono libri e giornali cartacei sono ormai un élite pari al 6 percento dell’intera popolazione a dispetto di quanto accadeva nel dopoguerra, quando la gente cominciava ad essere più istruita e non era ancora permeata dalla tecnologia. Purtroppo gli editori si soffermano su quanto richiesto dai lettori di oggi e non mettono in atto delle strategie a lungo termine tali da attrarre anche i lettori del futuro, dunque, anche questo spiega la crisi del settore editoriale. Senza lettori saremo di certo il fanalino di coda dell’Europa, laddove specie nei paesi nordici il numero dei lettori è di gran lunga più alto, pari al 45 per cento .
Del resto, un ulteriore dato da non sottovalutare, è che nell’ultimo anno, ad esempio, l’associazione italiana editori, abbia evidenziato una netta riduzione dei lettori di età compresa tra i 15 e i 25 anni riscontrando piuttosto un aumento dei lettori appartenenti alle fasce più alte d’età .”

Tuttavia- ha infine sottolineato Ventavoli nel corso dell’incontro – nonostante attualmente Amazon sia il maggior attore dell’industria culturale, si è rivolto a “Tutto libri” per avere delle valide recensioni dei libri in vendita, dimostrando che anche la rete ha bisogno di investire pur di diffondere un informazione di qualità.”

DoraDibenedetto per  www.odysseo.it

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